"Ein prosit, ein prosit..." riecheggia in apertura dello show la registrazione del coro tedesco: bisognava cogliere l'invito. Forse uno stato mentale alterato sarebbe stato l'unico modo per apprezzare le emozioni filtrate e i suoni ovattati provenienti dal palcoscenico. L'esecuzione ineccepibile dei brani del concept album non basta ad entusiasmare, le sonorità non sono incisive. Di penetrante resta solo l'inimitabile, profondo e sensuale timbro di Lou Reed, che reinterpreta i brani di Berlin eliminando totalmente la melodicità in favore di una forzatura del suo stile, che sfocia in un ridondante recitativo. Probabilmente gli anni impediscono al cantante di "tenere la nota", o più semplicemente questo è Lou Reed oggi. Una patinata atmosfera da Mtv Umplugged con luci calde e colori pastello è ciò che completa la stonatura dello show: troppi colori per un concept grigio e decadente. Quando termina la track list di Berlin assistiamo alla solita uscita di scena e successivo bis "Transformer": Sweet Jane fa esplodere il pubblico in uno scrosciante applauso e urla di gioia; Satellite Of Love è il pretesto per un siparietto tra Fernando Saunders (basso) e Lou Reed che lascia cantare il musicista e poi si diverte a dirigere i suoi acuti con un cenno della mano; Walk On The Wild Side chiude la sezione, con quel saxofono che timidamente si rende protagonista nel finale tradendo l'originale impeto della scarica di note che facevano breccia nella sinuosità del brano.
Berlin, Lou Reed - Milano Arcimboldi 10 luglio 2007
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