Quelli che la vita è influenzata dai corsi d'acqua
quelli che la corrente trascina per chilometri,
quelli che si fanno largo tra le pantegane e discendono il canale
che l'aperitivo si fa galleggiando, che le more sono di due tipi
quelli che per nuotare le scarpe sì, quelli che le scarpe no
quelli che stanno sulle sponde, quelli che si aggrappano alle frasche
quelli che il Naviglio è una tradizione, che l'estate è un tuffo dal ponte,
quelli che dalla Padregnana si arriva a Castelletto...
gli altri che il Naviglio è una fogna, che gli scarichi ammazzano l'acqua
che nel canale non ci si può nuotare...gli altri.
lunedì 30 luglio 2007
domenica 15 luglio 2007
Haiku
Incipit: Haiku. Cosa? Ci aspettavamo un'apertura punkabbestia, mentre Franco dalla sua sedia ci sorprende e ci stende con il più sublime dei brani. Il seguito non è da meno, dato che Povera patria è un capolavoro sociale e riflessivo. Il pubblico sente il brano, ricontestualizza il testo adeguandolo all'attualità e sottolinea i passaggi fondamentali a suon di 80 mila battiti di mani. Seguono tre brani di Fleurs: Amore che vieni, amore che vai (De Andrè), La canzone dei vecchi amanti (Jaques Brel), Ruby Tuesday (Rolling Stones). Prevedibilmente il Battiato "pianoforte a coda e quartetto d'archi" deve ora lasciare spazio alla sua anima sperimentale e rockeggiante, ma quelle quattro pseudo-punk-sardo-londinesi trascinano lo show un po' troppo sulla soglia del ridicolo. Sgalambro completa l'opera. Chiudono l'esibizione i classici imprescindibili, il bis ci serba L'era del cinghile bianco e Centro di gravità permanente. E' ora il momento dei Subsonica, una sferzata di adrenalina live: a Disco labirinto segue una rivisitazione di Patriots con Battiato ai cori che cerca, leggio alla mano, di non sbagliare le entrate; il maestro (qui sembra più uno studentello) segue attento i movimenti di Samuel, questi lo guarda con un misto di ammirazione, stupore, tenerezza e divertimento. Un ultimo brano, si spengono le luci del palco e un fiume di persone si riversa ai Murazzi.
Battiato
TrafficFestival, Torino, 7 luglio 2007
Post concerto: la riuscita di un evento si intuisce dalle facce degli spettatori!
Ragazzi scimmia (del jazz?)
Letta, Me, Susy, Ciccio e...sì sì, si nasconde ma non ci scappa: Vale cantante!!
Letta, Me, Susy, Ciccio e...sì sì, si nasconde ma non ci scappa: Vale cantante!!
venerdì 13 luglio 2007
L'ignaro fotografo
giovedì 12 luglio 2007
Allegra combriccola pendolare
Gianlu, me, Blackbird, azZardo, Barone Colo e CatChiara:
dissipiamo la monotonia quotidiana con un sorriso...
Purtroppo mancano delle pedine strategiche di operazione-minchiata...per citarne alcune: StefiRoma, Cicco Lu, Sanzo Khan, Mitch FS
mercoledì 11 luglio 2007
Loureedo vecchio porco
"Ein prosit, ein prosit..." riecheggia in apertura dello show la registrazione del coro tedesco: bisognava cogliere l'invito. Forse uno stato mentale alterato sarebbe stato l'unico modo per apprezzare le emozioni filtrate e i suoni ovattati provenienti dal palcoscenico. L'esecuzione ineccepibile dei brani del concept album non basta ad entusiasmare, le sonorità non sono incisive. Di penetrante resta solo l'inimitabile, profondo e sensuale timbro di Lou Reed, che reinterpreta i brani di Berlin eliminando totalmente la melodicità in favore di una forzatura del suo stile, che sfocia in un ridondante recitativo. Probabilmente gli anni impediscono al cantante di "tenere la nota", o più semplicemente questo è Lou Reed oggi. Una patinata atmosfera da Mtv Umplugged con luci calde e colori pastello è ciò che completa la stonatura dello show: troppi colori per un concept grigio e decadente. Quando termina la track list di Berlin assistiamo alla solita uscita di scena e successivo bis "Transformer": Sweet Jane fa esplodere il pubblico in uno scrosciante applauso e urla di gioia; Satellite Of Love è il pretesto per un siparietto tra Fernando Saunders (basso) e Lou Reed che lascia cantare il musicista e poi si diverte a dirigere i suoi acuti con un cenno della mano; Walk On The Wild Side chiude la sezione, con quel saxofono che timidamente si rende protagonista nel finale tradendo l'originale impeto della scarica di note che facevano breccia nella sinuosità del brano.
Berlin, Lou Reed - Milano Arcimboldi 10 luglio 2007
martedì 3 luglio 2007
Gioco d'azzardo
Non si sa mai chi s'incontra fuori da una toilette...nella migliore delle ipotesi Paolo Conte!
paolo conte paolo conte paolo conte paolo conte palolo conte
SORDEVOLO 29 giugno 2007 - "Paolo Conte tra luce e poesia"
Alla destra del palcoscenico la luce naturale di una perfetta luna piena cui si affianca quella più flebile di Giove; alla sinistra lo sfavillio delle illuminazioni cittadine che i 600 metri di altitudine di Sordevolo permettono di scorgere in lontananza. Fanno il loro ingresso chitarrista e altri sei polistrumentisti rigorosamente in smoking che si posizionano alle rispettive postazioni; pochi attimi ancora e questo scenario diventerà contorno: Paolo Conte entra dalla sinistra, un cenno per salutare il folto pubblico, si siede al suo pianoforte e immobile attende la prima nota dello xilofono: Sparring partner. Termina il brano di apertura, i musicisti corrono per il palco e si scambiano i ruoli come in una danza che accompagnerà tutto il concerto. Via al secondo pezzo, Come-dì. Tra le gambe del pianoforte si muovono quelle di Conte, un piede si agita freneticamente, l'altro sembra seguire le note; un accenno di kazoo e il pubblico è in tripudio. Il ritmo si allenta sulle strofe de La casa cinese e si fa cadenzato quand'è il momento di Sotto le stelle del jazz, particolarmente apprezzata dagli spettatori che si divertono ad imitare il cantautore a suon di "zzz". Le luci della scena si tingono di verde e i suoni si fanno esotici: è il momento di Alle prese con una verde milonga che scivola via sinuosa per lasciare spazio alla fumosa e accattivante Boogie. Come da copione i musicisti escono di scena e Conte esegue solo al pianoforte Parole d'amore scritte a macchina; quando termina il brano anche l'ultimo sassofonista abbandona il palco ed ecco Genova per noi, troppo grande, troppo celebre, non può essere rappresentata che su un palcoscenico sgombro. Conte termina quasi frettolosamente la popolare canzone e per la prima volta si alza e si porta al microfono alla sinistra del pianoforte: a chiudere la prima parte dello show è la splendida Molto lontano, il piano suonato a quattro mani, il bandoneon che soffia alle sue spalle. Un motivo sentito e risentito apre la seconda parte del concerto, ma non è immediato che si tratti di Bartali: la prima strofa è lenta, forzatamente lenta, ma d'un tratto arriva la ripresa ritmica che asseconda le aspettative di tutti. Un'atmosfera mediorientale riempie l'aria con Sonno elefante, poi è la volta di Lo zio, Max e Diavolo Rosso che si trasforma piano piano in quella che sembra un'improvvisazione klezmer. Conte esce di scena, il solito rituale gridato lo fa rientrare per il bis. Due ragazzi si lanciano sotto al palco, subito la folla li imita e balla al ritmo de La vecchia giacca nuova. Via con me è intonata all'unanimità prima che le luci si spengano definitivamente.
Ratafià, elisir, arquebuse
una bottiglieria
mille-feuilles, tarte auxpommes, chantilly,
una pasticceria...
Paolo Conte, 1987
http://www.paoloconte.it/
Ratafià, elisir, arquebuse
una bottiglieria
mille-feuilles, tarte auxpommes, chantilly,
una pasticceria...
Paolo Conte, 1987
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